Perché un blog?

Paul Klee, Scheidungs abends, 1922, 79

Per parlare?
Con chi?
Di che cosa?
O è solo un diario, una raccolta di poesie, una raccolta di opinioni?
Ma a che serve?
Solo per aumentare la mia (ce ne fosse) notorietà?
O per smuovere qualcosa?
Ho imparato che nulla si fa per caso: che tu lo voglia o no, tu ci sei perché Qualcuno ti ha voluto, e ti ha voluto proprio dove e come sei.
Ho imparato che non ci facciamo da soli e che non siamo noi a cambiare il mondo, ma Dio.

Allora torniamo a questo blog, una cosa a cui tenevo e che mi dà gioia già solo nel farla.
Innanzitutto con un augurio che mi è stato fatto:
"In bocca al lupo per questa tua nuova avventura, che sia luogo di educazione alla libertà: di domandare, di esprimersi, di confrontarsi, di ascoltare e anche di dissentire".
Io non ho nessuna di queste pretese da me stesso. Ma questo mi indica una strada, e cioè che non si fa nessuna cosa solo per farla, si fa per uno scopo, si fa per un servizio.
Servizio a cosa?
Non sono né un educatore, né un giornalista. Ma prendo per me queste risposte che don Giussani dette a Renato Farina in una famosa intervista:

«Vedo in Italia e nel mondo un terribile disfacimento educativo. Per questo dobbiamo fare attenzione a quelle persone tra noi che sono collocate in posizioni da cui dipende l’educazione di altri: gli insegnanti e i giornalisti. A voi giornalisti chiedo la consapevolezza di essere alla radice della conversione del mondo: provate ad essere i portentosi provocatori della vita comune degli uomini».

"La preoccupazione più grande per noi dev’essere questa: che con semplicità di parole l’esperienza del Mistero torni tra la folla, tra la gente-gente. Essere nel groviglio umano l’unico punto di intelligenza. Essere lì come chi dica a ciascuno, qualunque cosa stia facendo o dicendo o scrivendo: «Tu cosa c’entri con questo?». Occorre uno slancio generativo in cui convogliare amici e nemici, chiamarli ad incontri, persino riunioni dove però al centro non ci sia l’incontro o la riunione, ma l’uomo, armati di una consapevolezza di che cosa grande e unica sia il Mistero. Dio come Mistero di carità, è l’unica lettera che vorrei scrivere, a quelli di Cl, a tutti".

Ecco, io ci provo


http://www.tempi.it/parlare-al-sangue-che-bolle-un-don-giussani-maestoso-e-tremendo#.Wl67jpncnqA