Post

La risacca

Q uando lo sciabordio dell'acqua sulla riva,  e un volo di gabbiano,  e il cigolio della carrucola arrugginita dal salino - che solleva la barca per l'alaggio - grido del cuore , s'incontrano un gorgoglío sordo inghiotte il mare mascherato dallo scalpiccío della granella. È il suono del frangente  che impatta l'onda  e tutta la sua forza risucchia e implode.  S chiuma la risacca e ne risenti il ruggito,  rimbombo di tuono cupo,  stridor di graffito che già prima si stendea  nell'attesa,  si stringeva, si tendeva,  raggrumava, pollinava,  impetuosa presagiva,  respirava l'azzurro cielo sopra lei.   C osì è la gioia   del mio aver visto, e parlato e amato, ché  se non trattenuta nel contorno  della goccia, che fa il mare,  di un'esplodere tremar farebbe  il cielo e il mare stesso,  e quand'anche le pareti.  M a resta lì, detonator del cuore ,  a dirmi, e sottovoce a dirti,  che io ci sono, e tu ci sei...  e il cielo... e il mare, e nulla sfugge. 

La mia Pasqua con Maddalena.

Ho bisogno di guardarti per ridirti il grande amore, ho bisogno dei tuoi occhi per aprirti tutto il cuore I tuoi occhi son la luna le pupille son le stelle  le tue labbra son le onde la tua voce è come il vento Le tue braccia son le querce  che mi trovo tutt'intorno,  le tue mani i miei fratelli; il tuo sguardo son sospiri di chi incontro tra la gente  Non potrò giammai toccarti nell'attesa di quel tempo in cui sempre sarò tuo,  ma già ora ti posseggo negli sguardi, nelle labbra,  nei miei pianti e nel silenzio,  mi avvicino a te fuggendo mi seduci e fai bruciare non il cuor, ma tutto intero.  Non m'hai dato in quel bel tempo d'incontrarti e poi seguirti,  di aspettarti, di cercarti,  di ospitarti, di servirti,  d'implorarti non ho visto chi cercava di spalmarti con unguento,  o cospargere profumi  e asciugarti coi capelli,  ma ero là, dentro di lei,  nei suoi gesti, nel suo capo tutto chino sui tuoi piedi Nel suo slancio, la sorpresa quando si sentì chiamata,  nel

Equinozio di primavera.

Immagine
    Già volge al tramonto Orione con la splendente Rigel,  ed alta è in cielo la luna piena di primavera.  Suonano squilli dalle torri, in bronzo,  per la sùbita Pasqua,  rintocchi chiamano in alto i cuori vestiti a festa.  S'erge lo stelo dei primi fiori i cieli solcano gli uccelli migratori  tutto si desta, nel mondo in festa rivive il cuore.  Nell'equinozio finisce il gioco,  riprende il gioco, continua il gioco di buio e luce l'uno è mancanza, non vuoto; l'altra è pienezza, sempre cercata, quando c'è splende, se invece manca grida.  Dall'est all'ovest, in ogni tempo  grida nel cuor che nasce alla vita,  grida nel cuore che sperando muore.  Grida il Tu, grida l'Io, grida la vita. 

Il nome del Tu

Immagine
    C he fai, tu, luna lassù nel cielo,  di questo buio che squarci il velo?  Mi hai aspettato, e mi prendi per mano,  mentr'io  chiedevo sol l'infinito,  che l'Infinito non sia lontano.  " V ieni con me" - m'hai detto,  a indicarmi la strada -  e con un cenno della tua luce "oltre le stelle" mi vuoi portare.  E un subito pensiero mi afferra,  ché quella è la strada di casa: Quel Tu che mi colma d'Amore,  ed in me decide la vita,  Quel Tu che mi fa, ed io sono.  SdC   Il senso religioso: sua natura -  Jaca book 1986, pag. 78-81 Prima della solitudine sta la compagnia, che abbraccia la mia solitudine, per cui essa non è più vera solitudine, ma grido di richiamo alla compagnia nascosta. Come la luna, stanotte.  Se si guarda un uomo, una donna, un amico, un passante, senza che echeggi in noi il riverbero di quella domanda che lo costituisce, il nostro non sarebbe un rapporto umano... non sarebbe adeguato... alla dignità dell'altro, alla struttur

Poesia

T u , luna,  lassù  nel ciel  distante,  nel cor vicina,  quasi sorella, amica,  nel tuo infinito vagar  sembri immortale , E Tu pure, mare  che la vasta distesa  governi col tuo moto,  ed ora spiani ed ora increspi,  ora increspi ed ora spiani. N oi siamo !  Noi, qui, che viviam nel tempo,  e nel tempo tutto si fa per resistere all'incedere degli anni,  al buio  che lascia dietro di sé  la notte, Insieme stretti in abbraccio,  sembrando soli, eppur  mai  soli: Noi siamo!           A mati di un amore eterno.  L a poesia nasce qui,  in questa solitudine  che mai ci lascia soli,  dentro il tempo  ma non fatta di tempo.  E mischia  il tempo con l'eterno,  ne scopre i richiami,  ne im-magina i nessi.  D ue separati mondi,  sempre tra lor connessi nell'uomo, nei suoi limiti,  nei suoi legami.  N ei limiti,  che sfidano il mare con l'infinito cuore.  N ei suoi legami  che sfondano il cielo  col de-siderio.  L a poesia è approfondire le mani che ci tengono.        

Briciole di pane.

Sul pavimento  briciole di pane da raccogliere dopo il pasto appena consumato. Basterebbe  non spazzare, non dovermi curvare, evitare  i dolori alla schiena per compiermi,  e rendermi felice? Solu Tu basti al mio cuore!,  e pensare a Te, adesso,  rende dolce il curvarmi,  perché mi riempie di Te. Maggio 2022 Dopo gli esercizi della Fraternità 

Visita medica – set point

A volte ci è chiesto di passare  attraverso la mera finitudine  per guardare in fondo in fondo a noi  e vedere che cosa basta al cuore.  Per il poeta  già questo è chiaro,  ché, attraverso un velo, ei, sempre vede: “non solo corpo è la mia essenza,  fatta di Dio e di tutti voi che amo“ .  28 gennaio 2024    Un amico in ospedale  e una visita medica importante. 

Il "per sempre" delle foglie d'autunno.

È un vento freddo che fa cadere dagli alberi le foglie. E l'albero, che prima imponente svettava verso il cielo,  or guarda a terra, triste. Ma non è proprio un addio, non è morto l'albero, è vivo, solo cambia d'abito,  si spoglia in attesa del domani, la primavera. E le foglie, le sue tenere foglie lo guardano dal basso, vedono il cielo sopra di lui, e il cuore si risveglia loro in petto: "Non piangere, fratello Albero, staremo sempre insieme  perché...  non ci scorderemo mai di Te". (nata dall'idea di un'amica)  . 

Il peggio ormai l'ho passato

 Il peggio ormai l’ho passato mi dico, ormai sono vecchio. Il peggio dovrà ancora venire ancora sono vivo. Ma se proprio volete saperlo, sono stato felice. A volte un giorno intero, a volte per delle ore, a volte pochi minuti soltanto. Per tutta la vita sono rimasto fedele all’amore. E se le braccia di donna sono più delle ali, cosa sono le gambe? Mi piaceva provarne la forza. È tenera, quando stringono. Che quindi le ginocchia schiaccino la mia testa! Se chiudessi gli occhi in questa morsa non sarei come ubriaco e non sentirei un martellío così forsennato nelle mie tempie. Ma poi, perché chiuderli? Ad occhi aperti ho attraversato questa terra. È bella, lo sapete anche voi. Per me forse valeva di più di tutti i miei amori messi insieme. E il suo abbraccio è durato tutta la vita. Quando avevo fame mi nutrivo quasi ogni giorno con le parole delle sue canzoni. Quelli che se ne sono andati sparpagliandosi in altri paesi l’avranno scoperto: il mondo è orrendo! Non amano e non sono amati. No

Corno inglese

Il vento che stasera suona attento - ricorda un forte scotere di lame - gli strumenti dei fitti alberi e spazza l'orizzonte di rame dove strisce di luce si protendono come aquiloni al cielo che rimbomba (Nuvole in viaggio, chiari reami di lassù! D'alti Eldoradi malchiuse porte!) e il mare che scaglia a scaglia, livido, muta colore lancia a terra una tromba di schiume intorte; il vento che nasce e muore nell'ora che lenta s'annera suonasse te pure stasera scordato strumento, cuore. Eugenio Montale  Come il vento di cui è immagine, questa poesia ha un ritmo e un'armonia disomogene e dissonanti. Ha però una trama e una partitura, fatta da parole, figure, suoni che si richiamano e rincorrono per tutto il testo, anche se con poche rime,  partono da un punto certo per poi protendersi, come le strisce di luce, in un "oltre" indefinito: alberi, orizzonte, aquiloni, cielo, nuvole, Eldorado, e infine porte malchiuse, che ci fanno percepire come una promessa.

Te Deum per l'anno passato e per quello che viene.

Che ho visto nell'anno passato?  Ho visto la vita e la morte ho visto poi nascere un fiore ho visto l'odio e il dolore ho visto la gioia e il perdono.  Cosa vedo, lo sguardo lontano,  dell'anno appena arrivato? Sotto il limpido cielo d'inverno,  lucente di sole di giorno, e di notte splendente di stelle scorgo, colmi, i mandorli in fiore e la gialla mimosa già in festa,  poi aprirsi le timide gemme di viole e di rose di maggio; e di nuovo il grano maturo. Vedo l'uva pigiata nei tini e l'aspro profumo dei vini; poi il vento sugli alberi spogli,  ed Orione nel cielo che occhieggia: presto quindi arrivar la Sua stella. Vedo tutta la vita: che aspetta che io sia, che Lui sia, e si muove,  ed i prati fioriti di un fiore  che mi porta, m'accompagna oltre me,  nel profondo più blu...  Il cielo: che è, e che ci aspetta dentro tutte le cose,  e la terra , che trema d'amore per lui.  La mia, la tua terra, la tua...  che freme d'amore per Lui .  A quel fiore,

La Tata

O ggi ti ho pensata, così come si parla alla luna nel cielo stellato.  P erché a parlar mi affanno se tu, Luna , non senti, se invano corri per monti e valli, se la tua luce Argentea si stende sulla piana,  su tutti riversando il tuo candor,  ma i volti nostri tu non vedi,  ma tu non senti il nostro grido,  e ignara te ne vai  a compiere il tuo giro?  C osì sei tu, mia Tata:  lucente come lei,  splendor per chi  t'incontra ,  e ora sei lontana e sembra  di non poterti più parlare,  perché non sei fra noi.  M a tu, a differenza sua,  della graziosa luna, ci vedi.  E se le mie pupille non possono incontrarti,  se le mie braccia aperte non possono abbracciarti,  e stringerti e baciarti,  pur tuttavia, lo so, sei qui con me,  che nel mio ventre per nove mesi  ti ho portata,   per altri ti ho allattata,  e ti ho cresciuta, e vista poi ti ho sposa feconda e madre,  al par di me, più bella .  E piango, senza volerlo, senza saperlo,  per gran dolcezza che ho pensando a te,  che illumini

Protocolli

Sarai un bravissimo dottore di quelli che non sbagliano mai nulla perché applican correttamente  i protocolli. E sarai come una macchina  che sforna soluzioni: se non funzionano, pazienza,  ci sarà sempre un protocollo a prendersi la colpa...  Così salva sarai! Ma non accompagnerai mai nessuno.   Li lascerai tutti soli (in balia dei "loro" protocolli)  quando tutti invece ti chiederanno compagnia.  Il mondo migliore per te?  Quando nessuno te lo chiederà più  perché tutti saranno convertiti in macchine da oliare, pulire, tagliandare...  Allora anche tu non sarai più dottore,  se non solo di nome,  sarai un ben più tèrra-tèrra badilante a servizio di un qualsiasi altro "dottore"  che, anche se del caso a tua insaputa, sarà il tuo nuovo padrone,  e grazie tante. 

Immacolata

Immagine
Oh Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza.  Ambrogio Lorenzetti, Piccola Maestà, circa 1340, tempera e oro su tavola, dallo Spedale di Santa Maria della Scala, Pinacoteca Nazionale, Siena Madonna delle Serre di Rapolano,  1342 - 1344 Madonna Di Vico l'abate, 1319 Museo di Arte Sacra di San Casciano Val di Pesa. Madonna del Latte, 1324-1325   Siena, Museo Diocesano. Maestà di Massa Marittima, 1335 Composizione piramidale, con al vertice la Madonna con il Bambino che siede su un cuscino sorretto da angeli. In evidenza la tenerezza del bacio fra Madre e Figlio, che si guardano amorevolmente negli occhi. Madonna del Museo del Louvre (acquistato nel 1998 da una collezione privata)   Sono evidenti i riferimenti al destino che attende il Bambino: sulla sommità della tavola è infatti raffigurata la crocifissione. Inoltre il Bambino è raffigurato nell’atto di addentare un fico, che, all’epoca, era ritenuto il frutto proibito del peccato originale. Maestà della Loggia del palazzo

Dal fornaio

Immagine
I l pane appena sfornato  è un orizzonte o un risultato? Q uand'anche sia lontano ne senti la fragranza,  ti fa pensare al grano a miglia di distanza.  L eggero od avvolgente t'inebria coi profumi,  lo brami e lo consumi con gli occhi e con la mente.  S e ben croccante al morso e morbido al palato,  ne gusti dietro un sorso e sei subito appagato. I l pan sfornato caldo è un poco maramaldo,  ti prende per la gola e la tua mente... vola! 

Orione

Immagine
Cliccare sull'immagine per vederla   S ono uscito a cercarti stasera nel blu sottile del cielo.  Ma il cielo è nuvoloso  stasera e tu mi manchi.  A d est si levan le stelle: arriverà Orione,  a riempirmi d'incanto,  arriverà.  E   Tu ci sei.

Di cosa è fatta la speranza-Emmanuel Exitu

Alle 5.46 del mattino del 15 ottobre 1943 le allieve infermiere dell'ultimo anno della Nightingale Training School for Nurses partono da Londra dirette a un ospedale allestito per curare i feriti che giungono dai fronti di guerra. Tra le ragazze, emozionate nelle loro uniformi impeccabili, ce n'è una snella e buffa per via delle lunghe gambe e dei piedi grandi: la famiglia l'aveva instradata verso l'università di Oxford, ma lei ha deciso di diventare infermiera. Si chiama Cicely Saunders. Durante le infinite notti in corsia, Cicely vede morire tra sofferenze indicibili ragazzi belli e coraggiosi, suoi coetanei. Sa di non poter fare per loro nulla se non ciò che i medici prescrivono, eppure si rende conto con orrore che per un medico ogni moribondo è una causa persa, un insuccesso professionale. Cicely comincia a fare una cosa a cui dedicherà la vita intera: annotare i tentativi e i fallimenti, le intuizioni, le buone pratiche che consentono di lenire la sofferenza di ch

Il ponte di San Luis Rey

 Il senso profondo di un fallimento  Luca Doninelli  Il ponte era lì da chissà quanto tempo. Una passatoia di assicelle sostenuta da liane intrecciate, come quelle che si vedono in certi film con Indiana Jones. Un giorno il ponte si spezza mentre cinque persone lo stanno attraversando. Un fraticello, Fra’ Ginepro, assiste per caso alla tragedia, e una domanda attraversa la sua mente ingenua: perché proprio quei cinque? O la vita umana si svolge all’insegna del caso, oppure, se un disegno divino esiste, potremo rintracciarlo nelle vite di queste persone. Ha inizio così per Fra’ Ginepro un’interminabile raccolta di documenti, fin dentro i particolari più insignificanti, alla ricerca di un senso compiuto. È l’idea fulminante che Thornton Wilder, trentenne, trasformerà nel 1927 in uno dei romanzi più vividi, più freschi, più originali del Ventesimo secolo, Il ponte di San Luis Rey. Il progetto di Fra’ Ginepro fallirà (com’era prevedibile): «L’arte della biografia», osserva Wilder non senza

Autunno in riva al mare

A scolta : da qui, lontan dalle folle,  s'ode, veemente, la voce del mare,  che la siepe nasconde, ma s'ode ; mentre dal bosco, odore di resina, sale  un profumo balsamico e molle.  Non sembra l'odore dei pini di mare,  è dolce e speziato di miele e di mirto,  color di garofano ambrato.  T utt'intorno silenzio, solo interrotto,  ascolta ,  dal murmure dolce e salato dell' onda ,  laggiù, sulla siepe,  che dice, incessante ma certo,  che dice a più voci: " Più in là ".  T ra le foglie e tra i rami, sì tanti,  più alti o men alti,  di fragil cespugli o alberi aitanti,  ascolta : lo stormire del vento ,  - or brezza, or forte libeccio,  or caldo, or freddo maestrale -  anch'esso ci porta un messaggio,  anch'esso ci porta " Più in là ".  A margine, un frinir di cicale .  C orre, or corre il pensiero come quando cercata ti ho, nell'estate assolata, come quando nella notte ti cerco  tra le placide stelle.  C orre, ma non come il vento  che

Incontro

C hissà se,  quando sarà giunta la mia ora,  lì su quella porta mi verrai incontro.  F orse non riconosceranno,  dalle mie opere,  un uomo degno  di star lì dove tu sei, la felicità, M a tu potrai dire, per me, che ho speso una rosa per te,  e per i tuoi: "Sì, ha amato, almeno una volta ha amato, lasciatelo entrare".   D'improvviso ho pensato alla Tata, e, non so come, mi son ritrovato a parlarle. Era come se la vedessi, lassù, lontana, ma al tempo stesso la lontananza non c'era, era accanto a me e potevo discorrere tranquillamente con lei .

La semina

Lo sguardo corre lontano sul velo appena increspato del tacito mare,  sul profilo di dolci colline laggiù oltre il piano,  sul correr di nuvole bianche: nel cielo d'autunno.  La lama ha riaperto le zolle,  riprende la vita, riprende  dal seme e già vede, più oltre,  compirsi il miracolo, ancora, del frutto maturo.

Natività di Maria

MARIA Quando, la sera,  /   viene a trovarvi vostra madre, incontro voi le andate  /  e l'abbracciate... CORO Ma Tu...  /  Tu sei altra da lei... MARIA No, uguale.  /  Il grembo di mia madre... CORO Anna, la paziente,  /  austera e ferma contadina? MARIA Ecco. E mio padre,  /  come il vostro, fuor della stanza, in ansia, mentre nascevo, si muoveva  /  ed aspettava. Una notte anche loro  /   s'erano abbracciati... Perché mi guardi tu così?  /  Abbassi gli occhi? Cos'hai? Paura che sia nata come te?  /  Lo stesso è stato. CORO Ma il Dio che ha scelto Te... MARIA Ha scelto anche te, e te,  /  e tutti. Di voi, ognuno, ha fatto una storia precisa, un fondamento della Sua corona, un servo della Sua sacra spina, una figura, un’ansia,  /  un cuore, un re. CORO Quando chi fu mia madre,  /  quando chi fu mio padre nel silenzio e nella pace  /  si sono prima cauti sfiorati, poi stretti ed abbracciati,  /  ero carne... Ma quella notte  /  nella mente mia  /  è tenebra, Maria; Tu, forse

Meridiana.

Immagine
  Max Ernesto - Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid S eduto allo scrittoio parlo con te, mentre scrivo,  e mi pare che tu sia qui  a me di fianco e che possa vederti,  e di udir la tua voce.  Q uando mi sento solo,  stanco, a volte inutile,  mi siedo quindi qui a parlar con te, e la tua bocca, i tuoi occhi,  il tuo pensiero  mi fan sempre ritrovare quel punto  ove il mio vagar breve tende alla carriera del sole,  al suo corso immortale.  E così mi ricongiungi al tutto,  ed ogni cosa si spiega,  e la mancanza,  lungi dall'esser dolore o vuoto,  è prova di per cosa io Sono, e tu Sei.  C ome farei, se tu non fossi?  Dove sarebbe il bello e il vero lontan da Te? 

Come il rosso della sera

Immagine
  Tramonto a Madrid - 21 agosto 2023 L as mujeres y las chicas madrileñas una su due sono no-bra.  L'ho notato, passeggiando per Madrid,  quasi per per caso: perché l'occhio batte sempre  dove il dente duole,  ed il mio duole sempre lì, nel cuore , o lì vicino; ci cade l'occhio non per malaffare, ma perché son belli,  e a me ricorda il mare. L e donne madrilene hanno il vestito rosso. Tu guardi a destra poi guardi a manca davanti, dietro, un po' più in là:  c'è sempre un gruppo con una donna in rosso.  Son coraggiose, le vedi, spiccano, si fan notare, e tutti gli occhi  si drizzan su di loro.  Noi, qui, osiamo meno... I l rosso è il colore del cuore,  è passione, volontà, dichiarazione.  Il rosso non è mai un addio,  è un appuntamento, al buio forse, ma mai nel vuoto; il rosso è una rosa, è desiderio,  arrivederci ...  è il colore del sangue, dei baci, delle labbra,  del capezzolo che dà il latte con la vita: le donne madrilene  si vestono di rosso  non perché osano

Si fa notte

Immagine
Tramonto a Castelsardo 15.08.2023 Non mi arrenderò mai all'idea  che tutto sia nulla o che la fine di tutto  sia una notte senza fine.                                                                                          sprofondando nel tramonto a Castelsardo