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A Maria

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N ella stanza vuota una culla, vuota anch'essa ma non vuota, tutta addobbata, con lenzuoline  dai risvolti rosa, pizzi, giostrine,  addobbi, merletti, fiocchi,  piena di attesa... Arriverà? La mamma è là, nell'altra stanza, e aspetta trepidante  il suo momento, gravida. Q uel legno era un albero... sega, pialla, martello, chiodi,  vernice e un cuore l'han resa casa. E sembra di sentirne,  nel silenzio, la voce, non sua:  il murmure del vento che prima agitava le sue foglie ora è presagio dell'orizzonte.  L a mamma non vedo ma, come il vento, la sento,  di là, indaffarata che corre,  e ancor più col pensiero: donde è nato questo seme  di vita, e dove porta?  È là che prepara, e poi riprende ogni cosa, e rivede i suoi figli, i primi,  ripercorre gli stessi passi già fatti allora.  E il padre, lí vicino, freme con lei.  D onde viene questo seme di vita, e dove andrà?    Da loro due, ma da un A ltro,  che di tutto tesse la trama,  che tutto tiene.  C osa vuol dire essere t

Uno sconosciuto, mio amico

Nasce il ghiacciaio dal freddo, e dura perenne : questione di fisica empirica venti, altezza, pressione, liquido, solido, gassoso,  tutte cose che so e che non so. Poi il sole ne penetra il corpo gli dona quel giusto calore e lui, così duro a scalfirsi invece si scioglie. Scende giù a valle, diventa ben presto incalzante,  lavora la pietra, la  leviga, ne cambia pian piano la forma; percorre campagne,  attraversa paesi e città ed infine si tuffa nel mare. C osì è di noi. Nasciamo dal freddo  di cuori che cercano sé,  che vogliono spesso difendersi, che si guardano a volte in sospetto. Poi qualcosa al di fuori di noi, un accento, una musica, un fatto ci muovono l'un verso l'altro e il ghiaccio si scioglie... N asce la nostra amicizia dal freddo di vite lontane, di storie, desideri, dolori, di gioie, incontri, interessi gli uni lontani dagli altri nascosti; eppure, in un preciso momento  del tempo, non scelto da noi,  s'incontrano e ci danno sapore di casa,  rifocillano il cu

La Thuile

Il giocone di oggi è tutto incentrato su questi versi di Leopardi: "E quando miro in cielo arder le stelle; Dico fra me pensando: A che tante facelle? Che fa l’aria infinita, e quel profondo Infinito seren? che vuol dir questa Solitudine immensa? ed io che sono? ” (G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia) Oso rispondere, con alcune osservazioni. 1) il poeta, quando scrive, non inventa, ma racconta qualcosa che gli è accaduto. Io che scrivo poesie lo so, è sempre un accadimento. Infatti ritroviamo nella poesia degli indizi... "Quand'io ti miro"... "e quando miro in ciel arder le stelle" come ne l'infinito leggiamo "e sedendo e rimirando"... Leopardi è lì, fuori dalla sua casa, o dalla finestra, e guarda... È l'esperienza del bambino quando nasce, assoluta meraviglia. E quello che vede lo racconta perché ciò che gli è accaduto, questo stupore e questa domanda, riaccada, non è solo esperienza sua, il suo particolare de