La Thuile

Il giocone di oggi è tutto incentrato su questi versi di Leopardi:

"E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
Infinito seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?

(G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia)

Oso rispondere, con alcune osservazioni.
1) il poeta, quando scrive, non inventa, ma racconta qualcosa che gli è accaduto. Io che scrivo poesie lo so, è sempre un accadimento.
Infatti ritroviamo nella poesia degli indizi... "Quand'io ti miro"... "e quando miro in ciel arder le stelle"
come ne l'infinito leggiamo "e sedendo e rimirando"...
Leopardi è lì, fuori dalla sua casa, o dalla finestra, e guarda...
È l'esperienza del bambino quando nasce, assoluta meraviglia.
E quello che vede lo racconta perché ciò che gli è accaduto, questo stupore e questa domanda, riaccada, non è solo esperienza sua, il suo particolare desta un qualcos"altro che è di tutti e con la poesia vuole risvegliarlo in tutti noi.

2) di fronte alla realtà che vede, tanto più grande di lui, altro da sé, si fa delle domande.
Non so se tutti l'abbiamo notato,:
- mentre di fronte alla natura si domanda “a che tante facelle? ", "che fa l'aria e quel profondo infinito seren? `
- di fronte al silenzio si domanda:
" che vuol dire questa solitudine immensa? “, cioè "che significa per me?" 
E usa il verbo "dire", la parola, quella di cui abbiamo parlato nella prima serata. Il silenzio non è mancanza di rumore, è mancanza, anzi è l'irrompere del cuore dell'uomo che domanda un Tu.
Alla solitudine si contrappone un Tu, la Parola.
E ogni esperienza della vita, una siepe, un colle, la luna, le pecore al pascolo, come per noi la vita di tutti i giorni (lavoro, moglie, marito, figli, studio, gioco, tutto) è la memoria di un Tu che è diventato compagnia alla nostra vita.
"Ed io che sono?" : noi la risposta l'abbiamo trovata, "Io sono Tu che mi fai".