22 luglio - Festa di Santa Maria Maddalena
Giotto, "Noli me tangere"
“Che amore è, quello di Maddalena,
che si fa da parte, che non osa levare gli occhi né guardare quel viso che ama,
che considera una felicità già troppo grande il potersi avvicinare ai suoi piedi,
che sospira e non parla;
che piange e non osa sperare in alcuna consolazione;
che dona tutto quel che ha e tutto ciò che è, e non osa neppure chiedere grazia? ".
“L’amore può tutto; l’amore osa tutto,
l’amore non è solo libero e confidenziale,
ma anche ardito e intraprendente.
Se è l’amore che ti spinge, Maddalena,
che temi? Osa tutto, affronta tutto.
L’amore non conosce limiti;
i suoi desideri sono la sua regola;
i suoi trasporti sono la sua legge;
i suoi eccessi sono la sua misura.
Esso teme solo di temere;
e ciò che lo autorizza a possedere è l’ardire di pretendere tutto e la libertà di affrontare tutto”.
"L’amore di Maddalena non può osare il linguaggio della sposa.
Deve cantare attraverso le lacrime, i singhiozzi, e il silenzio;
si accosta fuggendo e arriva a possedere respingendo”.
Gesù comprende bene quel linguaggio:
“sa riconoscere che lo si respinge a quel modo proprio perché lo si desidera ardentemente”.
Questo desiderio che si esprime attraverso il suo contrario, gli tocca il cuore e lo colma d’amore.
Maddalena lo segue ovunque, fin negli abissi del supplizio;
regge la geometria del dolore ai piedi della croce e, quando lo depongono nel sepolcro, non lo abbandona nemmeno per un minuto – finché lo vede, risorto.
Ed è lì, in quel momento, che scatta l’inverso meccanismo.
È lui a dirle: “allontanati” come a spiegarle “non toccarmi, ora che sono a portata delle tue mani; aspetta a toccarmi quando sarò salito al cielo […]; allora ti avvicinerai con tutto il tuo impeto”.
Pazza d’amore, ella corre, cerca, si sfinisce, si smarrisce.
Gesù vuole che Maddalena si smarrisca nella forza dell’amore, perché goda dell’atto di amare al di là dell’oggetto che lo ha fatto sorgere.
La allontana per “eccitare l’amore”, per sedurla, non per “saziare quell'amore”.
L’amore puro non ha paura di perdere tutto; nella sua massima estensione arriva persino a desiderarlo, senza nulla trattenere per sé, tutto donando.
“E così si consuma tutto il mistero del santo amore”, nel tempo dell’esilio terreno, nell’attesa dell’eternità “e allora vedremo, ameremo, gioieremo, vivremo per i secoli dei secoli”.
Mai fino all’ultimo ebbe cuore
di rifiutarle o di vietare
ch’ella del proprio amore si gloriasse;
ed ella cadde ai piedi della croce
vestita d’un dolore ch’era tutto adornato
delle più grandi gemme del suo amore.
Ma quando venne in lacrime al sepolcro
per spalmarlo di balsami, Egli era
per lei risorto e per poterle dire,
più beato, il suo: Non mi toccare
– Lei capì solo poi nella sua grotta,
quando, fortificato dalla morte,
lui finalmente le vietò il conforto
di spalmarlo di unguenti e il presagio del contatto, -
per educare in lei la donna Amante
che sull’ Amato ormai più non si china
perché, sospinta da bufere enormi,
sopravanza la voce dell’Amato.
(Rilke, Cristo Risorto, Nuove Poesie)
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El Greco, Crocefissione
“Di fronte alle tenebre squarciate del cielo, la croce con la lunga fiamma smorta del suo corpo […] Maria e Giuseppe, a destra e a sinistra del dipinto, in piedi e con lo sguardo a lui rivolto, seguono la direzione del suo dolore.
Maria Maddalena, solo lei, vedendo colare il sangue dai suoi piedi inchiodati l’uno sull’altro, è sommersa da una sofferenza indicibile.
Cade in ginocchio, raccogliendo in una mano, insieme agli angeli accorsi per aiutarla, il sangue che cola lungo la croce, proprio sotto i piedi, e con l’altra, la sinistra, quello che è già colato più giù […] non vede altro che il suo sangue”.