L'idea di Fraternità

  

«Una domenica in cui, alla Domus Marie di Leggiuno-Varese, si facevano le assemblee responsabili, ebbi quest’idea: 

sono grandi, sono maturi, adulti, hanno la responsabilità di botteghe, di fabbriche, di iniziative di lavoro, di uffici, soprattutto hanno la responsabilità della famiglia, che è l'azienda più importante per la natura, e non debbono avere responsabilità, non devono sentire responsabilità matura per la loro santità?

E lo dissi esplicitamente: 

“Siete adulti, come avete la responsabilità di cose umane, di incrementare cose umane, così dovete avere responsabilità del vostro cammino verso il destino.

Responsabilità: perciò, non più curati come bambini, organizzati come ragazzi o messi in moto come universitari. Dovete vivere il vostro cammino umano verso il destino, che si chiama cammino di santità, dovete rendervene conto voi e assumerlo come vostra responsabilità!".

E la seconda idea fu questa: 

Il movimento ci ha abituato a percepire la metodologia cristiana in ogni avvenimento di impegno e di realizzazione della persona. Ora, il metodo cristiano di avvenimento della persona è quello della comunionalità: è solo se la persona traduce se stessa in una comunione vissuta e perciò in una comunità, che il suo sforzo può essere sostenuto.

 Allora io propongo che la vostra vita sia caratterizzata da questo fenomeno: che vi mettiate liberamente insieme formando un gruppo, l’origine del quale può essere di qualsiasi tipo: amicizia, conoscenze, preferenze, vicinanza di lavoro, prossimità occasionale, locale, parrocchiale. Il gruppo non può essere enorme: 20-25 persone, dev’essere libero e spontaneo.

Il contenuto del vostro riconoscimento di gruppo dev’essere, l’uno vedendo l’altro, sentire la necessità di aiutarvi perché la vostra fede cammini. Tutta quanta la realtà di valore del gruppo deve consistere nella stima e nell’amore che ognuno deve portare all’incremento della fede dell’altro.

Questo deve portare come conseguenza:

primo, la preghiera comune, che preghiate insieme, anche un’Ave Maria alla settimana, per modo di dire, ma che preghiate insieme, che ci sia un’espressione di preghiera comune;

secondola Scuola di comunità , cioè l’approfondimento della conoscenza della fede; 

terzo, la carità vicendevole: se vedete uno che sta male, non potete almeno non telefonargli, dopo; se uno ha il papà molto vecchio e non sa come fare, dovete per forza cercare di aiutarlo.

Avevo detto allora: il moltiplicarsi di questi gruppi è il radicarsi del movimento nella società, è influenza nella società. 
Poi, siccome passarono mesi e raduni senza che nulla cambiasse, sono passato al rilancio della cosa in termini assolutamente minimalisti: «Mi raccomando la Fraternità almeno come iscrizione e, almeno come espressione che rappresenti il distacco dalle cose terrene e l’amore alle celesti, o povertà, dare l’obolo al fondo comune mensile; mantenendo prima di tutto la preghiera in comune e l’obbedienza alle direttive del movimento, cioè lo stare nell’alveo del movimento». 

Così si fecero i gruppi di Fraternità, si moltiplicarono (non so quanti ce ne siano, centinaia e centinaia), si fecero regolarmente le iscrizioni, si fecero gli Esercizi spirituali tutti gli anni, con crescente buon  esito, si incominciarono i ritiri mensili, oraqua ora là.

Ma è da un mese che è come scoppiata una stella cometa sulla capanna di Gesù Bambino; da quando venne una donna a dirmi che lei e alcune sue amiche (e magari anche i loro mariti) volevano fare un gruppo come una casa del Gruppo Adulto: non mettersi insieme in una casa, ma avere una regola e una direzione. Per voi sarà una stupidaggine, ma io sono rimasto colpitissimo dalla cosa, perché questo era il segno che era cresciuto di molto il livello del desiderio del bene tra di noi, che il movimento aveva fatto crescere un seme, aveva fatto crescere delle coscienze. Mi è venuta l’evidenza: se questo andamento si moltiplicasse, si incrementasse! Dunque, dobbiamo pregare Iddio e impegnarci innanzitutto a incrementare questa realtà, che non possiamo incrementare se non facendone parte: non predicando, ma facendone parte.

La differenza con l’inizio della Fraternità è che 

non è più possibile l’ambiguità: o c’è o non c’è, uno non si può illudere di farla, quando non la fa. 
Perciò, case dei Memores Domini, case dedicate a Dio, Fraternità: è lo stesso, l’identico fenomeno. 

È il Battesimo che fa diventare così maturi da essere protagonisti nel mondo di una nuova realtà umana. Dobbiamo pregare la Madonna che ci faccia la grazia di diventare testimoni almeno dell’inizio di questo revival: è solo da questo che può nascere un argine alla barbarie rinascente».

(Appunti da una conversazione con don Giussani al Consiglio di presidenza di Cl, 5 ottobre 1993)