Il mio amico non credente

Il mio amico non credente.

È un tipo particolare. Quando dice che verrà all'ora tale nel luogo tale state certi che lo farà, anche se dovesse cascare il mondo.
A differenza di alcuni miei amici credenti i quali certamente non lo fanno anche se il cielo non casca.

È una specie di orso. Non fa mai male a nessuno, ma a volte gli pare di averglielo fatto, e così chiede scusa, goffamente e delicatamente, e nello stesso tempo si vergogna profondamente di tutto questo.
A differenza di molti miei amici credenti, i quali considerano naturale che io debba loro perdonare tutto: «Scusi, se non perdona lei, chi dovrebbe perdonare?».

Non ricordo che abbia mai sparlato di qualcuno, o calunniato qualcuno. Come se la gente costituisse per lui un tutto indeterminato a cui vuole bene, e che non gli piacerebbe separare perché non riuscirebbe a rimetterlo insieme. E questa sarebbe una disgrazia. 
A differenza dei miei amici credenti, che separano molto volentieri, e non solo non sanno mettere tutto insieme, ma neppure ci pensano.

Questo non credente è, figuratevi, religioso. Ha un tale rispetto per ogni cosa buona, e un tale rispetto per la verità, che è qualcosa di commovente davanti alle cose sconosciute. Che c'entra qui Dio? Non lo so. 
Io ho degli amici religiosi i quali sanno tutto da sempre, hanno ricette infallibili per tutto. E come no, dal momento che danno del tu al Signore Dio! 

Non mi ha mai detto che mi vuol bene, né io posso dirlo a lui: avrei l'impressione che lui avesse l'impressione che io voglia sobonarlo. E così siamo come due stelle doppie che ruotano l'una attorno all'altra, perché mosse da una forza che opera simultaneamente. Questa forza è la libertà. 
Ed ho anche altri amici che mi assicurano di volermi bene, ma guizzano intorno come una cometa. Compaiono ad intervalli irregolari, di solito quando hanno bisogno di qualcosa da me. 

Lui è un ateo. Sa che io credo, sa che desidero ardentemente che anche lui creda. Ma questo non gli dà fastidio, perché è immensamente buono. Ma c'è un punto su cui è particolarmente sensibile: di quelle cose semplicemente non debbo parlare. Non ci provo neppure. 
I miei amici credenti mi disapprovano: «Questa è da parte tua indifferenza religiosa, o vigliaccheria! Dagli qualche colpo duro, perché si svegli. Temi tanto poco per la sua anima immortale? Dobbiamo insistere opportune ed importune.».
Questi e simili consigli mi danno. Non riesco a conformarmi a questi consigli. Mi ricordo di Cristo, e mi pare che tutto ciò non faccia per così dire rima col suo amore paziente, con la sua saggezza, e con il suo senso del tempo giusto. 
Ma ho preferito chiedere: «Non vedete quanti amici come quello ci sono attorno a voi?».

(Josef Zvěřina - Katolické Noviny, 
17 settembre 1969)



Don Joseph Zvěřina è stato per me un amico e un padre. 
Ho ritrovato questo suo scritto, e non mi son trattenuto dal pubblicarlo, perché mi ricorda la sua bontà, il suo buon umore sempre, la sua ironia, il suo sguardo sull'uomo sempre pieno di con_passione e di positività, mai un giudizio cattivo, sempre una attenzione al cuore dell'altro.