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La mano e le mani.

È come il sorgere del sole ogni mattina, o della luna nella notte scura,  la presenza della tua vita nella mia . C ome se Qualcuno  ci avesse messo l'un dentro l'altro  per rinascere. C'è questa mano che mi tiene, e ci sono questo mio e questo tuo cuore che me la fan sentire. C ome l'argentea luna,  riflessa su tutte le cose ,  che non mi fa più sentire  il buio, il nulla,  nella notte. 

Il dono

Quando perdo qualcosa  - che pur tenevo con mano stretta  e fermo il cuore -  rimane vuoto o rabbia  e più m'incaponisco, e ancora  ancora cerco  "quel che non c'è e che passa" .  Quando mi viene in mente,  invece, e penso che niente, niente dura,  - lo vedo e poi l'afferro,  ma si disfà ogni volta -  mi guardo intorno e cerco  "quello che non finisce" .  Come un intreccio, a volte,  - peduncoli tra i pampini -  nascono i miei pensieri avvinghiati  al par di viticci, e stretti a quello che porta il giorno.  Sol quando all'improvviso il Tuo volto, qual lampo di sereno,  strappa al vuoto ed al grigior del cielo,  il grido...  rivedo, risento il mio, quel grido di cui son fatto.  "Amore, tutto il mio esser chiede,  Amore, sei Tu che cerco,  Amore, per Te io sono!".

Avvenne in un pomeriggio d'estate.

Usata, e buttata,  sono stata usata fin dall'inizio,  corteggiata con le lusinghe,  di un Amore eterno (?) ,  come fosse tutto vero,  come se la verità esistesse.  E poi brutalizzata, al momento opportuno schifata, umiliata,  lasciata,  sola sul gelido marmo che sol la morte...  o che fosse un prato, non importa,  sempre morte,  stuprata.  Resa nulla, indifesa, vergogna di tutti, a dirmi che la verità  non esiste, a me che tutto per quell"Amore ho dato.  E in realtà era solo  mio, non tuo, non loro,  non vostro,  di chi ci circonda, finzione. Non c'è più nulla, ora,  e nessuno,  nella mente e nel cuore,  nel toccarmi: "ci sono?",  negli occhi; recise le mie radici voglio solo dimenticare,  per non morire.  Non toccarmi, non guardarmi,  non cercarmi  tu che credi di capire il mio strazio, e banalizzi il mio star male,  tu che non c'eri, o se c'eri  non guardavi.  Vorrei solo Altre mani,  che mi prendano,  per non morire. 

Traduzione di "Le soleil..."

Tu splendi come il battito del cuore,  che sussurra in me.  Sei Tu quel dolce battere del cuore dentro di me! Guarda come è nata la poesia

Come è nata "Le soleil..."

Quando Beatrice, raccontandoci del test per l'ingresso alle scuole di specializzazione, che aveva appena superato, si è soffermata sulle domande di cardiologia, io ho immediatamente pensato a Dio, perché Dio, come il battito del cuore, è la vita.  Quando Beatrice era piccola piccola, glielo dicevo spesso: "ogni tanto fermati ad ascoltare il battito del tuo cuore, lo senti? È Dio che bussa alla tua porta".  Mi è venuto in mente il rumore che il cuore fa quando le sue valvole si aprono e si chiudono per pompare il sangue nelle arterie. Sentito con il fonendo, assomiglia al rumore di una vela riempita dal vento.  Per descrivere questo rumore, di solito, si usano dei termini onomatopeici: tum-ta in italiano, lubb-dub in inglese, frou-ti in francese.  Non so perché, in quell'istante mi son ritrovato a rivolgermi a Dio usando questi termini, parlando con Lui in francese e poi in inglese, e Gli ho detto: "Tu sei tutto il mio bene, il  sorgere continuo della vita in me

Le soleil tous les jours

Tu brilles  comme le frou-ti   du cœur,  que chuchote en moi.   It's You that  sweet   lubb-dub inside me ! Clicca qui per vedere  la traduzione (e come è nato il testo). 

Solstizio d'estate

U n giorno è sorto oggi che sembra mai finire.  L'ordito è l'anima, il filo  è il Tuo immenso abbraccio che, intersecandosi su me,  mi tesse  e mi con-prende.  N ella terra del sole      - qui nasce, e muore e subito rinasce,         siccome ogni volta rinasce il cuore -   è come tuffarmi nel suo riflesso,  pieno di vita.  E meno ti posso io trattenere più mi trattieni Tu, e m'attiri,  come l'acqua alla sorgente,  sua vita, sempre sgorga  per andar lontana.  Q uesto è per me il Tuo sguardo,  che non possiedo, è solo esser guardato. N ell'estate il frutto maturo,  e le messi nei campi,  e l'amore...  fra le spighe è il raccolto,  nell'ultimo orizzonte.  

Come è nata "La Risacca".

Pieno di gioia per gli esercizi spirituali  appena terminati, e pieno di commozione per la notizia sulla causa di beatificazione del caro don Giussani, ero ospite di amici a San Marino.  Dopo la cena, ho manifestato loro il mio stato d'animo dicendo: "La mia gioia non la manifesto platealmente, ma è come una forza che ho dentro, è un po' come la risacca del mare che tutto prende in un vortice, prima di espandersi".  Salito poi in camera per la notte e immersomi col pensiero in quell'immagine della risacca e del mio mare di Sardegna, è nata la poesia.  ____________________________________ La risacca è quell'onda di ritorno che il mare genera quando, frangendosi sulla battigia, si ritira, e risucchia e trascina la sabbia e tutto quello che vi si trova.  Nel mio pensarmi là, non c'erano solo la forza e la potenza del mare, c'erano i gabbiani che arrivano sulla spiaggia verso sera, e poi si rialzano in volo, e la carrucola che serve per tirare in secco la

Senza nome

Così bella allo sguardo,  t'ho guardata  - come arciere che afferri con mano tesa la saetta - per catturare con gli occhi il segno,            - ché permanga nel cuore -  della Bellezza che non ha pari.  Ed è stato come scoprir l'Amato ,  e così darmi ancor più  la vita.  F orse è una sensazione che anche tu qualche volta hai provato, questo voler afferrare il fulmine per trattenerlo e perché rimanga. Con la  consapevolezza   che   non  sei   l'unico arciere,  ce n'è  un Altro, Lui che ti fa, e  le sue  saette  colpiscono il cuore e lo fanno vivere.

Il mio battito d'ali

Vorrei scrivere di Te,  ma che posso io mai dire se non vedo le tue mani se non sento il tuo parlare  e mischiare non ci è dato il nostro riso e il nostro pianto?  Lascia almeno che Ti pensi come in cielo guardo il sole che tramonta e poi rinasce che colora rosso fuoco e che fa sbocciare il fiore o la luna che compagna  ogni notte ci si fa,  nell'immensa solitudine che dilata mente e cuore.  Non mi è dato di afferrarTi ma mi prendi, mi trasporti,  Tu sei-il-mio battito d'ali, con Te posso trasvolare.  Tu sei sangue nelle vene mi dai vita, sicurezza.  abbondanza delle messi infinita tenerezza,  sei la forza, come il mare la mia sete e la mia brezza.    Lascia ch'io possa sentire questo velo che tu sei suggerirmi dove andare,  lascia ch'io possa vederTi in un mare di certezza,  quando manchi, ritrovarTi,  e non perderti giammai.  A quell' Amore che rende viva la mia vita

L'istante

Ma che mistero è la mia vita,  la tua, la nostra compagnia,  di fronte  d'improvviso  a questa luna comparsa tra le nubi. Amo l'istante, l'ho sempre amato il lampo di luce il volo di un falco, le ali di un gabbiano,  il nascere di un fiore Son li davanti a me, per dono ,  davanti agli occhi, aperti-spalancati,  e mai non muoiono, rimangono,  son strada del per-sempre.  Ma che mistero questa mia vita,  il cuore tuo, il mio, che piange e ride ,  che batte oggi che batterà per sempre .   

La Speranza

Puoi fermarti un momento,  al primo porto, la prima baia,  alla prima tumida spiaggia,  ma non puoi scappare.  È dentro te, e sempre ti porterà,  sei tu, fatto per partire,  ad ogni porto approdare  per poi - "lo spron che punge" -  di nuovo andare.  È come l'amore, l'ímpeto,  il cuore che mai s'acquieta,  fatto promessa e attesa,  il battito che se si ferma  scivola via la vita.  Non puoi fermarti, puoi scappare,  puoi nasconderti, puoi negare,  dimenticare,  ma sempre ritornerà.  Come la nostalgia,  che non ti puoi strappare,  la casa del Tu a cui sempre andare. Rif.:  L. Giussani, Il Senso Religioso,  Atteggiamenti irragionevole di fronte all'interrogativo ultimo. (cap 6 e 7)

Per Maria Paola

O gni volta che penso ai tuoi occhi è come veder sbocciare  all'improvviso un fiore aprirsi la corolla,  tutta rivolta al cielo in tutto il suo colore; mostrarsi aperto il calice,  antéra, pistillo e stimmi,  tutti rivolti al cuore .  C he, almeno in quel momento  è ripreso, anche nel mio dolore riacciuffato, defibrillato,  stretto in abbraccio e ricomincio,  ad occhi chiusi tra le tue mani,  a risentirmi ancora,  - come ti ho, io prima -  Amata .

La risacca

Q uando lo sciabordio dell'acqua sulla riva,  e un volo di gabbiano,  e il cigolio della carrucola arrugginita dal salino - che solleva la barca per l'alaggio - grido del cuore , s'incontrano un gorgoglío sordo inghiotte il mare mascherato dallo scalpiccío della granella. È il suono del frangente  che impatta l'onda  e tutta la sua forza risucchia e implode.  S chiuma la risacca e ne senti il ruggito,  rimbombo di tuono cupo,  stridor di graffito che già prima si stendea  nell'attesa,  si stringeva, si tendeva,  raggrumava, pollinava,  impetuosa presagiva,  respirava l'azzurro cielo sopra lei.   C osì è la gioia   del mio aver Ti visto, e parlato e amato, ché  se non trattenuta nel contorno  della goccia, che fa il mare,  di un'esplodere tremar farebbe  il cielo e il mare stesso,  e quand'anche le pareti.  M a resta lì, detonator del cuore ,  a dirmi, e sottovoce a dirti,  che io ci sono, e tu ci sei...  e il cielo... e il mare, e nulla sfugge.  Clicca

La mia Pasqua con Maddalena.

Ho bisogno di guardarti per ridirti il grande amore, ho bisogno dei tuoi occhi per aprirti tutto il cuore I tuoi occhi son la luna le pupille son le stelle  le tue labbra son le onde la tua voce è come il vento Le tue braccia son le querce  che mi trovo tutt'intorno,  le tue mani i miei fratelli; il tuo sguardo son sospiri di chi incontro tra la gente  Non potrò giammai toccarti nell'attesa di quel tempo in cui sempre sarò tuo,  ma già ora ti posseggo negli sguardi, nelle labbra,  nei miei pianti e nel silenzio,  mi avvicino a te fuggendo mi seduci e fai bruciare non il cuor, ma tutto intero.  Non m'hai dato in quel bel tempo d'incontrarti e poi seguirti,  di aspettarti, di cercarti,  di ospitarti, di servirti,  d'implorarti non ho visto chi cercava di spalmarti con unguento,  o cospargere profumi  e asciugarti coi capelli,  ma ero là, dentro di lei,  nei suoi gesti, nel suo capo tutto chino sui tuoi piedi Nel suo slancio, la sorpresa quando si sentì chiamata,  nel

Equinozio di primavera.

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    Già volge al tramonto Orione con la splendente Rigel,  ed alta è in cielo la luna piena di primavera.  Suonano squilli dalle torri, in bronzo,  per la sùbita Pasqua,  rintocchi chiamano in alto i cuori vestiti a festa.  S'erge lo stelo dei primi fiori i cieli solcano gli uccelli migratori  tutto si desta, nel mondo in festa rivive il cuore.  Nell'equinozio finisce il gioco,  riprende il gioco, continua il gioco di buio e luce l'uno è mancanza, non vuoto; l'altra è pienezza, sempre cercata, quando c'è splende, se invece manca grida.  Dall'est all'ovest, in ogni tempo  grida nel cuor che nasce alla vita,  grida nel cuore che sperando muore.  Grida il Tu, grida l'Io, grida la vita. 

Il nome del Tu

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    C he fai, tu, luna lassù nel cielo,  di questo buio che squarci il velo?  Mi hai aspettato, e mi prendi per mano,  mentr'io  chiedevo sol l'infinito,  che l'Infinito non sia lontano.  " V ieni con me" - m'hai detto,  a indicarmi la strada -  e con un cenno della tua luce "oltre le stelle" mi vuoi portare.  E un subito pensiero mi afferra,  ché quella è la strada di casa: Quel Tu che mi colma d'Amore,  ed in me decide la vita,  Quel Tu che mi fa, ed io sono.  SdC   Il senso religioso: sua natura -  Jaca book 1986, pag. 78-81 Prima della solitudine sta la compagnia, che abbraccia la mia solitudine, per cui essa non è più vera solitudine, ma grido di richiamo alla compagnia nascosta. Come la luna, stanotte.  Se si guarda un uomo, una donna, un amico, un passante, senza che echeggi in noi il riverbero di quella domanda che lo costituisce, il nostro non sarebbe un rapporto umano... non sarebbe adeguato... alla dignità dell'altro, alla struttur

Briciole di pane.

Sul pavimento  briciole di pane da raccogliere dopo il pasto appena consumato. Basterebbe  non spazzare, non dovermi curvare, evitare  i dolori alla schiena per compiermi,  e rendermi felice? Solu Tu basti al mio cuore!,  e pensare a Te, adesso,  rende dolce il curvarmi,  perché mi riempie di Te. Maggio 2022 Dopo gli esercizi della Fraternità 

Visita medica – set point

A volte ci è chiesto di passare  attraverso la mera finitudine  per guardare in fondo in fondo a noi  e vedere che cosa basta al cuore.  Per il poeta  già questo è chiaro,  ché, attraverso un velo, ei, sempre vede: “non solo corpo è la mia essenza,  fatta di Dio e di tutti voi che amo“ .  28 gennaio 2024    Un amico in ospedale  e una visita medica importante. 

Il "per sempre" delle foglie d'autunno.

È un vento freddo che fa cadere dagli alberi le foglie. E l'albero, che prima imponente svettava verso il cielo,  or guarda a terra, triste. Ma non è proprio un addio, non è morto l'albero, è vivo, solo cambia d'abito,  si spoglia in attesa del domani, la primavera. E le foglie, le sue tenere foglie lo guardano dal basso, vedono il cielo sopra di lui, e il cuore si risveglia loro in petto: "Non piangere, fratello Albero, staremo sempre insieme  perché...  non ci scorderemo mai di Te". (nata dall'idea di un'amica)  . 

Il peggio ormai l'ho passato

 Il peggio ormai l’ho passato mi dico, ormai sono vecchio. Il peggio dovrà ancora venire ancora sono vivo. Ma se proprio volete saperlo, sono stato felice. A volte un giorno intero, a volte per delle ore, a volte pochi minuti soltanto. Per tutta la vita sono rimasto fedele all’amore. E se le braccia di donna sono più delle ali, cosa sono le gambe? Mi piaceva provarne la forza. È tenera, quando stringono. Che quindi le ginocchia schiaccino la mia testa! Se chiudessi gli occhi in questa morsa non sarei come ubriaco e non sentirei un martellío così forsennato nelle mie tempie. Ma poi, perché chiuderli? Ad occhi aperti ho attraversato questa terra. È bella, lo sapete anche voi. Per me forse valeva di più di tutti i miei amori messi insieme. E il suo abbraccio è durato tutta la vita. Quando avevo fame mi nutrivo quasi ogni giorno con le parole delle sue canzoni. Quelli che se ne sono andati sparpagliandosi in altri paesi l’avranno scoperto: il mondo è orrendo! Non amano e non sono amati. No

Corno inglese

Il vento che stasera suona attento - ricorda un forte scotere di lame - gli strumenti dei fitti alberi e spazza l'orizzonte di rame dove strisce di luce si protendono come aquiloni al cielo che rimbomba (Nuvole in viaggio, chiari reami di lassù! D'alti Eldoradi malchiuse porte!) e il mare che scaglia a scaglia, livido, muta colore lancia a terra una tromba di schiume intorte; il vento che nasce e muore nell'ora che lenta s'annera suonasse te pure stasera scordato strumento, cuore. Eugenio Montale  Come il vento di cui è immagine, questa poesia ha un ritmo e un'armonia disomogene e dissonanti. Ha però una trama e una partitura, fatta da parole, figure, suoni che si richiamano e rincorrono per tutto il testo, anche se con poche rime,  partono da un punto certo per poi protendersi, come le strisce di luce, in un "oltre" indefinito: alberi, orizzonte, aquiloni, cielo, nuvole, Eldorado, e infine porte malchiuse, che ci fanno percepire come una promessa.

Te Deum per l'anno passato e per quello che viene.

Che ho visto nell'anno passato?  Ho visto la vita e la morte ho visto poi nascere un fiore ho visto l'odio e il dolore ho visto la gioia e il perdono.  Cosa vedo, lo sguardo lontano,  dell'anno appena arrivato? Sotto il limpido cielo d'inverno,  lucente di sole di giorno, e di notte splendente di stelle scorgo, colmi, i mandorli in fiore e la gialla mimosa già in festa,  poi aprirsi le timide gemme di viole e di rose di maggio; e di nuovo il grano maturo. Vedo l'uva pigiata nei tini e l'aspro profumo dei vini; poi il vento sugli alberi spogli,  ed Orione nel cielo che occhieggia: presto quindi arrivar la Sua stella. Vedo tutta la vita: che aspetta che io sia, che Lui sia, e si muove,  ed i prati fioriti di un fiore  che mi porta, m'accompagna oltre me,  nel profondo più blu...  Il cielo: che è, e che ci aspetta dentro tutte le cose,  e la terra , che trema d'amore per lui.  La mia, la tua terra, la tua...  che freme d'amore per Lui .  A quel fiore,

La Tata

O ggi ti ho pensata, così come si parla alla luna nel cielo stellato.  P erché a parlar mi affanno se tu, Luna , non senti, se invano corri per monti e valli, se la tua luce Argentea si stende sulla piana,  su tutti riversando il tuo candor,  ma i volti nostri tu non vedi,  ma tu non senti il nostro grido,  e ignara te ne vai  a compiere il tuo giro?  C osì sei tu, mia Tata:  lucente come lei,  splendor per chi  t'incontra ,  e ora sei lontana e sembra  di non poterti più parlare,  perché non sei fra noi.  M a tu, a differenza sua,  della graziosa luna, ci vedi.  E se le mie pupille non possono incontrarti,  se le mie braccia aperte non possono abbracciarti,  e stringerti e baciarti,  pur tuttavia, lo so, sei qui con me,  che nel mio ventre per nove mesi  ti ho portata,   per altri ti ho allattata,  e ti ho cresciuta, e vista poi ti ho sposa feconda e madre,  al par di me, più bella .  E piango, senza volerlo, senza saperlo,  per gran dolcezza che ho pensando a te,  che illumini

Protocolli

Sarai un bravissimo dottore di quelli che non sbagliano mai nulla perché applican correttamente  i protocolli. E sarai come una macchina  che sforna soluzioni: se non funzionano, pazienza,  ci sarà sempre un protocollo a prendersi la colpa...  Così salva sarai! Ma non accompagnerai mai nessuno.   Li lascerai tutti soli (in balia dei "loro" protocolli)  quando tutti invece ti chiederanno compagnia.  Il mondo migliore per te?  Quando nessuno te lo chiederà più  perché tutti saranno convertiti in macchine da oliare, pulire, tagliandare...  Allora anche tu non sarai più dottore,  se non solo di nome,  sarai un ben più tèrra-tèrra badilante a servizio di un qualsiasi altro "dottore"  che, anche se del caso a tua insaputa, sarà il tuo nuovo padrone,  e grazie tante.