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Perché viva

S pesso si leva, affiora, punge la carne in me  un gran dolore che, come un cappio, strozza, toglie il respiro e poi si muore. o, come un pungolo, erode dentro,  ulcera il cuore. L a felicità riempie oltremodo  la vita, ma dura attimi,  concatenati, si, ma solo attimi,  poi resta sospesa là, in alto,  la si desira.  I l dolore invece ci accompagna prende la forma di delusioni,  fallimenti,  distacchi, malattia, gli inciampi della vita quotidiani, storie buttate via,  amori mai compresi, un dopo l'altro incombe  come il calpestio del piede sulla strada.  A Te , sempre guardo perché il calpestio del piede non incomba:  ché, dentro questo dramma della vita nulla mi fermi e cerchi sempre ciò che in mezzo    a questo turbinio  male non è ,    perché viva . 

A Oriana

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C amminare in un'immensa chiarità di sabbia e di mare mentre il pensiero scivola lontano, tra le onde e il cielo.  E , come  il luccichio del sole  sull'acqua,  ecco il tuo sguardo ,  sconosciuto dapprima, ma conosciuto da sempre,  e da sempre amato,  improvviso davanti a me ,  specchio del cielo,  a illuminare il cuore.  (incontrata per caso sulla spiaggia,  in via di guarigione dopo un'ischemia) Grazie, mia piccola e grande Ori per la tua stupefatta bellezza . Ti voglio bene!  

Per Album

H o cominciato anzi giorno a buttar l'amo per te (lo chiamavo “il lamo”). M a nessun guizzo di coda scorgevo nei pozzi limosi, nessun vento veniva col tuo indizio dai colli monferrini. H o continuato il mio giorno sempre spiando te, larva girino frangia di rampicante francolino gazzella zebù ocàpi nuvola nera grandine prima della vendemmia, ho spigolato tra i filari inzuppati senza trovarti. H o proseguito fino a tardi senza sapere che tre cassettine – SABBIA SODA SAPONE, la piccionaia da cui partì il tuo volo: da una cucina,– si sarebbe aperto per me solo. Così sparisti nell'orizzonte incerto. N on c'è pensiero che imprigioni il fulmine ma chi ha veduto la luce non se ne priva . Mi stesi al piede del tuo ciliegio, ero già troppo ricco per contenerti viva. Eugenio Montale

Il mio amico non credente

Il mio amico non credente. È un tipo particolare. Quando dice che verrà all'ora tale nel luogo tale state certi che lo farà, anche se dovesse cascare il mondo. A differenza di alcuni miei amici credenti i quali certamente non lo fanno anche se il cielo non casca. È una specie di orso. Non fa mai male a nessuno, ma a volte gli pare di averglielo fatto, e così chiede scusa, goffamente e delicatamente, e nello stesso tempo si vergogna profondamente di tutto questo. A differenza di molti miei amici credenti, i quali considerano naturale che io debba loro perdonare tutto: «Scusi, se non perdona lei, chi dovrebbe perdonare?». Non ricordo che abbia mai sparlato di qualcuno, o calunniato qualcuno. Come se la gente costituisse per lui un tutto indeterminato a cui vuole bene, e che non gli piacerebbe separare perché non riuscirebbe a rimetterlo insieme. E questa sarebbe una disgrazia.  A differenza dei miei amici credenti, che separano molto volentieri, e non solo non sanno mettere tutto ins

Come il corniolo

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Q uando improvvisamente  sei colpito dalla gioia,  inaspettata, donata,  solo il silenzio risponde al quesito: "Dove mi porterai, che io mi alzi in volo?" E le lacrime son quelle non taglienti come il mare,  ma dolci come il corniolo,  che impregna rami e foglie di profumo  con la sua linfa, e di sapore,  e di bellezza  col suo fiore. 

10 luglio 2023

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Fiore sui tetti

Ieri non c’era. Or vive, tra due vecchi embrici. Se per poco io m’arrischiassi sovra il muretto del terrazzo, cogliere lo potrei. Non ardisco. E’ troppo bello così: troppo mi piace, erto sul gambo, dalle muffe dei tegoli sgorgante senza una fronda, ma col serto d’oro di un reuccio di fiaba. E’ un fior magato. Il suo germe, quassù, lo portò il vento. Il suo nome lo cantano le stelle. Nulla sa delle selve e dei giardini sparsi pel mondo; sta, fra tetti e cielo, felice: al mondo unico fior si crede, ed io l’amo per questo… Ada Negri

Ogni caso

Poteva accadere. Doveva accadere. È accaduto prima. Dopo. Più vicino. Più lontano. E’accaduto non a te. Ti sei salvato perché eri il primo. Ti sei salvato perché eri l’ultimo. Perché da solo. Perché la gente. Perché a sinistra. Perché a destra. Perché la pioggia. Perché un’ombra. Perché splendeva il sole. Per fortuna là c’era un bosco. Per fortuna non c’erano alberi. Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno, un telaio, una curva, un millimetro, un secondo. Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio. In seguito a, poiché, eppure, malgrado. Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba, a un passo, a un pelo da una coincidenza. Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso? La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo. Ascolta come mi batte forte il tuo cuore. Wislawa Szymborska

L'indaco del mio cuore

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Lontana se n'è andata, dapprima forzando sui remi contro le onde avverse, poi a mano a mano più veloce  sospinta da una corrente  di maestrale.  Laggiù sull'orizzonte ora è solo un punto nero,  presto scompare,  e poi oltre il muro si nasconde.  Ma so che è là, appena dietro,  e posso ogni giorno dire "è là dove tramonta il sole,  è là dove risorge il sole".  Così da ormai più di trent'anni quando guardo l'orizzonte,  non quello azzurro tra il cielo e il mare,  ma quello di ogni mia azione,  desiderio o affanno,  ritornano i suoi occhi a dirmi dove andare,  Poi, come il cullare dolce o impetuoso delle onde,  ritornan la sua voce a dirmi, ancor  oggi come allora,  "dai, prova!  e non t'arrender mai". 

Guarda che luna

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   Guarda che luna, guarda che mare, Da quella notte senza te dovrò restare Folle d'amore vorrei morire Mentre la luna di lassù mi sta a guardare. Resta soltanto tutto il rimpianto Perché ho peccato nel desiderarti tanto Ora son solo a ricordare e vorrei poterti dire Guarda che luna, guarda che mare! Ma guarda che luna, guarda che mare, In questa notte senza te vorrei morire Perché son solo a ricordare e vorrei poterti dire Ma guarda che luna, guarda che mare! Guarda che luna, guarda che mare! Che luna! (Fred Buscaglione) 

Il cuore... la vita

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E m'innamoro  ogni volta che appari,  imprevista  come la pioggia d'estate,  come la vita.  M 'innamorerò al mattino,  quando la prima luce improvvisa mi spalanca al nuovo giorno.  E al brillare di ogni stella che illumina la notte.  E ogni cosa sarà  una strada:  desiderio di Te.  Senza Te non potrei vivere ,  ma senza quei tanti " tu "  che mi hai dato  non saprei cosa vuol dire amar Ti . 

Lì dove sta lei...

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"L i , dove sta lei" (la felicità)  abita i piani alti,  e per noi è solo quell'attimo d'inerzia in cui resti sospeso  come foglia d'autunno nel vento.  È solo un attimo, poi ricadi a terra; e restano i dolori, assoluti, una parte di vita  che se ne va per sempre. E ppure tu... non ti si ferma mai,  perché?  dimmi: “ perché ?“.  D ella felicità resta l'attesa del dolore l'incombenza; ma l'attesa la sovrasta, è quel " perché " che non riesci a dire ma sta nel cuore E ad ogni alba, anzi all'alba di ogni istante ci dà vita. 

Pas de deux

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N el cielo il bacio brillante tra Venere e Luna,  partecipa il cuore all'istante,  non solo: M i par che guardando lontano io riesca a vederTi, a parlarTi mi pare che il batter del cuore il mio, sia simile al tuo.  C hissà se guardando su in alto quel bacio, e quel passo di danza,  chissà se rammenti anche tu,  all'istante, per cosa siam fatti: A mare ed essere amati.  E insieme corriamo, vogliamo, chiediamo, di esser lassù anche noi,  L assù dove brilla la luce ch'è insieme splendore del vero,  sentirci felici, voluti,  E   sprofondare in  quel bacio ...  in quel passo di danza per noi. Luna e Venere, stanotte, luminosissimi,  una bellezza infinita. 

Un fiore, oltre

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C ome una rosa, o un fiore di papavero,  non basta coglierli  per riuscire a portarseli a casa,  C ome una luminosa stella non basta alzarsi in volo  per riuscire ad afferrarla,  C osì le lacrime: aprono e chiudono porte,  creano legami,  ma non si lasciano prendere;  sono un messaggio,  ma anche un rifugio,   un confine a volte impenetrabile.  A qualcuno è dato entrare  in questa alterità,  in punta di piedi, quasi felpato, dove dicendo "Tu"   mi scopro "Io",  parlo di me,  e del nostro legame con l'eterno. M i fermo a guardarti,  nel tempo, infinito e trasparente,  di un battito del cuore,  Ed il respiro s'arresta, quasi incespica,  trasale per lo stupore, per ciò che va Oltre... 

Gli occhi fissi su di Te

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S olo Lui può, Lui che non vedo...  ma c'è? Ne ho sentito  tante volte la voce ma non credo... vorrei.  E ppure lei , così piegata,  è lì ,  evidenza ineludibile: senza Lui morrebbe - all'improvviso, senza darci tempo né spiegazione -.  E il futuro?...  U n Amore   di donna e di uomo ci ha fatti, e Lui, che in quell'unione ci ha fatti,  ci lascerà morire così?  Lascerà piangere la madre,  il padre, il marito, i fratelli,  e la figlia? L 'ho pensato tante volte cercando di capire...  finché, invece, Ti   ho guardato ,  come quel centurione per il suo servo,  - con i medesimi occhi -  "da dove viene la vita?"  H o scorto il Tuo volto,  ho rivisto i Tuoi passi,  le parole, lo sguardo: Tu solo puoi!  e sono venuto da Te a implorarti,  per spostare le montagne.  Tu ,  Amore che sorpassa ogni conoscenza,  in questa mia ora   affidata, già esaudita,  ascoltami, guarda il pianto di quella madre ,  - lei sta, ora, come stava allora Tua Madre - ,  di quella figlia, pic

Amico nel profondo

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A mo questo silenzio...  parla al profondo del mio cuore e, in grembo alla notte,  sussurra all'orecchio la Tua voce ,  che tutt'intorno,  instancabile,  sommessamente  grida : quando sopita - affiora, quando respinta - incalza,  sempre suggerendo, aprendo lo sguardo.  Ed io mi taccio.  N on amo le parole,  che han bisogno di spiegarsi, analizzare,  di un collante provvisorio per restare,  di un motivo per non finire.  che distraggono, sviano, costringono,  o riempiono di nulla.  T e solo amo dentro ogni frammento,  luce nelle mie notti silenziose, ristoro nella calura,  riparo nelle ore tempestose,  sorgente all'alba di ogni giorno,  Parola fatta carne . Te solo amo . Sole della vita.  Amico  nel più nascosto di me .  Mio tutto. 

Benedetto

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L e lacrime scavano il legno di quella bara,  la aprono, scavano la profondità di un Amore O ra, che lui si è unito al suo T u più grande,  Tu ,  Dio della vita,  da cui ogni tu attinge,  guarda a noi  perché anche il nostro io  sprofondi in quel tuo stesso T u.

Natale 2022

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  Kristus Pán narodil se pro nás,  radujme se!  Veselé Vánoce!  

L'idea di Fraternità

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   «U na domenica in cui, alla Domus Marie di Leggiuno-Varese, si facevano le assemblee responsabili, ebbi quest’idea:  sono grandi, sono maturi, adulti, hanno la responsabilità di botteghe, di fabbriche, di iniziative di lavoro, di uffici, soprattutto hanno la responsabilità della famiglia, che è l'azienda più importante per la natura, e non debbono avere responsabilità, non devono sentire responsabilità matura per la loro santità? E lo dissi esplicitamente:  “Siete adulti, come avete la responsabilità di cose umane, di incrementare  cose umane, così dovete avere responsabilità del vostro cammino verso il destino. Responsabilità: perciò, non più curati come bambini, organizzati come ragazzi o messi in moto come universitari. Dovete vivere il vostro cammino umano verso il destino, che si chiama cammino di santità, dovete rendervene conto voi e assumerlo come vostra responsabilità! ".

L'ombra e la luce

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Eclissi parziale di sole del 25 ottobre 2022 L e ha fatte come gemelle siamesi l'una fa viver l'altra, e viceversa.  L ' una è mancanza,  ma non per questo è niente,  è il segno vivo che quel che manca c'è: ed ogni difetto o limite, bisogno, necessità ed urgenza,  errore, lacuna o fallo,  che al solito ci affanna,  è lì invece a dirci, ad ogni nostro passo,  che Lui è qui .  M a come l'apparire  di una bella donna,  o un fiore,   ci rapisce l'animo improvviso,  così non è guardando l'ombra,  ma solo girandoti, a guardar L o in volto,  che finalmente          t'innamori e vai... 

Il vecchio campo di battaglia

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I l sole gira l’ombra alle cose, la terra è incinta di morti. Già si spacca, andiamo e balliamo in tondo! È notte, è mattino e fra le nebbie fa giorno, avvolti in brandelli tutti dormono . È il mantello di Arlecchino, la terra, una scacchiera sfondata,  è l’ Europa . Jaroslav Seifert   Non ci sarà libertà, ma solo morte, per chi dorme

Praga

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  S opra le coltri elefantine delle aiuole un cactus gotico fiorisce in teschi regali e nelle cavità di malinconici organi, nei metallici grappoli cannosi, marciscono antiche melodie. P alle di cannone, semi di guerra ha disperso il vento. S opra ogni cosa svetta la notte, e nel bosso di cupole sempre verdi lo sventato imperatore in punta di piedi se ne va ai giardini magici delle sue stòrte, e nella bonaccia delle rosee serate tintinna un fogliame vetroso, che le dita degli alchimisti toccano come vento. A ccecano i telescopi per orrore del cosmo; e i fantastici occhi degli stellonauti se li è bevuti la morte. E intanto la luna ha deposto uova nelle nubi, stelle nuove sono sgusciate a frotte come uccelli che migrano da terre nericce canticchiando la canzone dei destini umani, ma nessuno c’è che li possa intendere. A scoltate le fanfare del silenzio, su tappeti logori come sindoni di secoli ci incamminiamo verso l’invisibile futuro e Sua maestà la polvere si adagia lieve sul trono vu

Mozart a Praga

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  M iserere se dico Praga , subito vedo i tuoi occhi; e qui fra questi rintocchi guarisce ogni mia piaga . E se dal tuo il mio sguardo divaga i suoni del mondo si fanno sciocchi. Miserere se dico Praga, subito rivedo i tuoi occhi . R itornerò sempre , da qualsiasi plaga, dovessi nel gelo strisciare i ginocchi, e non darei un giaciglio di questa maga per un palazzo di Roma e per tre occhi. M iserere se dico Praga! Jaroslav Seifert  Mozart a Praga  Tredici rondò su Praga  (rondò n. 7)

A Maria

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N ella stanza vuota una culla, vuota anch'essa ma non vuota, tutta addobbata, con lenzuoline  dai risvolti rosa, pizzi, giostrine,  addobbi, merletti, fiocchi,  piena di attesa... Arriverà? La mamma è là, nell'altra stanza, e aspetta trepidante  il suo momento, gravida. Q uel legno era un albero... sega, pialla, martello, chiodi,  vernice e un cuore l'han resa casa. E sembra di sentirne,  nel silenzio, la voce, non sua:  il murmure del vento che prima agitava le sue foglie ora è presagio dell'orizzonte.  L a mamma non vedo ma, come il vento, la sento,  di là, indaffarata che corre,  e ancor più col pensiero: donde è nato questo seme  di vita, e dove porta?  È là che prepara, e poi riprende ogni cosa, e rivede i suoi figli, i primi,  ripercorre gli stessi passi già fatti allora.  E il padre, lí vicino, freme con lei.  D onde viene questo seme di vita, e dove andrà?    Da loro due, ma da un A ltro,  che di tutto tesse la trama,  che tutto tiene.  C osa vuol dire essere t

Uno sconosciuto, mio amico

Nasce il ghiacciaio dal freddo, e dura perenne : questione di fisica empirica venti, altezza, pressione, liquido, solido, gassoso,  tutte cose che so e che non so. Poi il sole ne penetra il corpo gli dona quel giusto calore e lui, così duro a scalfirsi invece si scioglie. Scende giù a valle, diventa ben presto incalzante,  lavora la pietra, la  leviga, ne cambia pian piano la forma; percorre campagne,  attraversa paesi e città ed infine si tuffa nel mare. C osì è di noi. Nasciamo dal freddo  di cuori che cercano sé,  che vogliono spesso difendersi, che si guardano a volte in sospetto. Poi qualcosa al di fuori di noi, un accento, una musica, un fatto ci muovono l'un verso l'altro e il ghiaccio si scioglie... N asce la nostra amicizia dal freddo di vite lontane, di storie, desideri, dolori, di gioie, incontri, interessi gli uni lontani dagli altri nascosti; eppure, in un preciso momento  del tempo, non scelto da noi,  s'incontrano e ci danno sapore di casa,  rifocillano il cu