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Immacolata

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Oh Madonna, tu sei la sicurezza della nostra speranza.  Ambrogio Lorenzetti, Piccola Maestà, circa 1340, tempera e oro su tavola, dallo Spedale di Santa Maria della Scala, Pinacoteca Nazionale, Siena Madonna delle Serre di Rapolano,  1342 - 1344 Madonna Di Vico l'abate, 1319 Museo di Arte Sacra di San Casciano Val di Pesa. Madonna del Latte, 1324-1325   Siena, Museo Diocesano. Maestà di Massa Marittima, 1335 Composizione piramidale, con al vertice la Madonna con il Bambino che siede su un cuscino sorretto da angeli. In evidenza la tenerezza del bacio fra Madre e Figlio, che si guardano amorevolmente negli occhi. Madonna del Museo del Louvre (acquistato nel 1998 da una collezione privata)   Sono evidenti i riferimenti al destino che attende il Bambino: sulla sommità della tavola è infatti raffigurata la crocifissione. Inoltre il Bambino è raffigurato nell’atto di addentare un fico, che, all’epoca, era ritenuto il frutto proibito del peccato originale. Maestà della Loggia del palazzo

Dal fornaio

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I l pane appena sfornato  è un orizzonte o un risultato? Q uand' anche sia lontano ne senti la fragranza,  ti fa pensare al grano a miglia di distanza.  L eggero od avvolgente t' inebria coi profumi,  lo brami e lo consumi con gli occhi e con la mente.  S e ben croccante al morso e morbido al palato,  ne gusti dietro un sorso e sei subito appagato. I l pan sfornato caldo è un poco maramaldo,  ti prende per la gola e la tua mente... vola! 

Orione

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Cliccare sull'immagine per vederla   S ono uscito a cercarti stasera nel blu sottile del cielo.  Ma il cielo è nuvoloso  stasera e tu mi manchi.  A d est si levan le stelle: arriverà Orione,  a riempirmi d'incanto,  arriverà.  E   Tu ci sei.

Di cosa è fatta la speranza-Emmanuel Exitu

Alle 5.46 del mattino del 15 ottobre 1943 le allieve infermiere dell'ultimo anno della Nightingale Training School for Nurses partono da Londra dirette a un ospedale allestito per curare i feriti che giungono dai fronti di guerra. Tra le ragazze, emozionate nelle loro uniformi impeccabili, ce n'è una snella e buffa per via delle lunghe gambe e dei piedi grandi: la famiglia l'aveva instradata verso l'università di Oxford, ma lei ha deciso di diventare infermiera. Si chiama Cicely Saunders. Durante le infinite notti in corsia, Cicely vede morire tra sofferenze indicibili ragazzi belli e coraggiosi, suoi coetanei. Sa di non poter fare per loro nulla se non ciò che i medici prescrivono, eppure si rende conto con orrore che per un medico ogni moribondo è una causa persa, un insuccesso professionale. Cicely comincia a fare una cosa a cui dedicherà la vita intera: annotare i tentativi e i fallimenti, le intuizioni, le buone pratiche che consentono di lenire la sofferenza di ch

Il ponte di San Luis Rey

 Il senso profondo di un fallimento  Luca Doninelli  Il ponte era lì da chissà quanto tempo. Una passatoia di assicelle sostenuta da liane intrecciate, come quelle che si vedono in certi film con Indiana Jones. Un giorno il ponte si spezza mentre cinque persone lo stanno attraversando. Un fraticello, Fra’ Ginepro, assiste per caso alla tragedia, e una domanda attraversa la sua mente ingenua: perché proprio quei cinque? O la vita umana si svolge all’insegna del caso, oppure, se un disegno divino esiste, potremo rintracciarlo nelle vite di queste persone. Ha inizio così per Fra’ Ginepro un’interminabile raccolta di documenti, fin dentro i particolari più insignificanti, alla ricerca di un senso compiuto. È l’idea fulminante che Thornton Wilder, trentenne, trasformerà nel 1927 in uno dei romanzi più vividi, più freschi, più originali del Ventesimo secolo, Il ponte di San Luis Rey. Il progetto di Fra’ Ginepro fallirà (com’era prevedibile): «L’arte della biografia», osserva Wilder non senza

Autunno in riva al mare

A scolta : da qui, lontan dalle folle,  s'ode, veemente, la voce del mare,  che la siepe nasconde, ma s'ode ; mentre dal bosco, odore di resina, sale  un profumo balsamico e molle.  Non sembra l'odore dei pini di mare,  è dolce e speziato di miele e di mirto,  color di garofano ambrato.  T utt'intorno silenzio, solo interrotto,  ascolta ,  dal murmure dolce e salato dell' onda ,  laggiù, sulla siepe,  che dice, incessante ma certo,  che dice a più voci: " Più in là ".  T ra le foglie e tra i rami, sì tanti,  più alti o men alti,  di fragil cespugli o alberi aitanti,  ascolta : lo stormire del vento ,  - or brezza, or forte libeccio,  or caldo, or freddo maestrale -  anch'esso ci porta un messaggio,  anch'esso ci porta " Più in là ".  A margine, un frinir di cicale .  C orre, or corre il pensiero come quando cercata ti ho, nell'estate assolata, come quando nella notte ti cerco  tra le placide stelle.  C orre, ma non come il vento  che

Incontro

C hissà se,  quando sarà giunta la mia ora,  lì su quella porta mi verrai incontro.  F orse non riconosceranno,  dalle mie opere,  un uomo degno  di star lì dove tu sei, la felicità, M a tu potrai dire, per me, che ho speso una rosa per te,  e per i tuoi: "Sì, ha amato, almeno una volta ha amato, lasciatelo entrare".   D'improvviso ho pensato alla Tata, e, non so come, mi son ritrovato a parlarle. Era come se la vedessi, lassù, lontana, ma al tempo stesso la lontananza non c'era, era accanto a me e potevo discorrere tranquillamente con lei .

La semina

Lo sguardo corre lontano sul velo appena increspato del tacito mare,  sul profilo di dolci colline laggiù oltre il piano,  sul correr di nuvole bianche: nel cielo d'autunno.  La lama ha riaperto le zolle,  riprende la vita, riprende  dal seme e già vede, più oltre,  compirsi il miracolo, ancora, del frutto maturo.

Natività di Maria

MARIA Quando, la sera,  /   viene a trovarvi vostra madre, incontro voi le andate  /  e l'abbracciate... CORO Ma Tu...  /  Tu sei altra da lei... MARIA No, uguale.  /  Il grembo di mia madre... CORO Anna, la paziente,  /  austera e ferma contadina? MARIA Ecco. E mio padre,  /  come il vostro, fuor della stanza, in ansia, mentre nascevo, si muoveva  /  ed aspettava. Una notte anche loro  /   s'erano abbracciati... Perché mi guardi tu così?  /  Abbassi gli occhi? Cos'hai? Paura che sia nata come te?  /  Lo stesso è stato. CORO Ma il Dio che ha scelto Te... MARIA Ha scelto anche te, e te,  /  e tutti. Di voi, ognuno, ha fatto una storia precisa, un fondamento della Sua corona, un servo della Sua sacra spina, una figura, un’ansia,  /  un cuore, un re. CORO Quando chi fu mia madre,  /  quando chi fu mio padre nel silenzio e nella pace  /  si sono prima cauti sfiorati, poi stretti ed abbracciati,  /  ero carne... Ma quella notte  /  nella mente mia  /  è tenebra, Maria; Tu, forse

Meridiana.

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  Max Ernesto - Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid S eduto allo scrittoio parlo con te, mentre scrivo,  e mi pare che tu sia qui  a me di fianco e che possa vederti,  e di udir la tua voce.  Q uando mi sento solo,  stanco, a volte inutile,  mi siedo quindi qui a parlar con te, e la tua bocca, i tuoi occhi,  il tuo pensiero  mi fan sempre ritrovare quel punto  ove il mio vagar breve tende alla carriera del sole,  al suo corso immortale.  E così mi ricongiungi al tutto,  ed ogni cosa si spiega,  e la mancanza,  lungi dall'esser dolore o vuoto,  è prova di per cosa io Sono, e tu Sei.  C ome farei, se tu non fossi?  Dove sarebbe il bello e il vero lontan da Te? 

Come il rosso della sera

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  Tramonto a Madrid - 21 agosto 2023 L as mujeres y las chicas madrileñas una su due sono no-bra.  L'ho notato, passeggiando per Madrid,  quasi per per caso: perché l'occhio batte sempre  dove il dente duole,  ed il mio duole sempre lì, nel cuore , o lì vicino; ci cade l'occhio non per malaffare, ma perché son belli,  e a me ricorda il mare. L e donne madrilene hanno il vestito rosso. Tu guardi a destra poi guardi a manca davanti, dietro, un po' più in là:  c'è sempre un gruppo con una donna in rosso.  Son coraggiose, le vedi, spiccano, si fan notare, e tutti gli occhi  si drizzan su di loro.  Noi, qui, osiamo meno... I l rosso è il colore del cuore,  è passione, volontà, dichiarazione.  Il rosso non è mai un addio,  è un appuntamento, al buio forse, ma mai nel vuoto; il rosso è una rosa, è desiderio,  arrivederci ...  è il colore del sangue, dei baci, delle labbra,  del capezzolo che dà il latte con la vita: le donne madrilene  si vestono di rosso  non perché osano

Si fa notte

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Tramonto a Castelsardo 15.08.2023 Non mi arrenderò mai all'idea  che tutto sia nulla o che la fine di tutto  sia una notte senza fine.                                                                                          sprofondando nel tramonto a Castelsardo

Perché viva

S pesso si leva, affiora, punge la carne in me  un gran dolore che, come un cappio, strozza, toglie il respiro e poi si muore. o, come un pungolo, erode dentro,  ulcera il cuore. L a felicità riempie oltremodo  la vita, ma dura attimi,  concatenati, si, ma solo attimi,  poi resta sospesa là, in alto,  la si desira.  I l dolore invece ci accompagna prende la forma di delusioni,  fallimenti,  distacchi, malattia, gli inciampi della vita quotidiani, storie buttate via,  amori mai compresi, un dopo l'altro incombe  come il calpestio del piede sulla strada.  A Te , sempre guardo perché il calpestio del piede non incomba:  ché, dentro questo dramma della vita nulla mi fermi e cerchi sempre ciò che in mezzo    a questo turbinio  male non è ,    perché viva . 

A Oriana

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C amminare in un'immensa chiarità di sabbia e di mare mentre il pensiero scivola lontano, tra le onde e il cielo.  E , come  il luccichio del sole  sull'acqua,  ecco il tuo sguardo ,  sconosciuto dapprima, ma conosciuto da sempre,  e da sempre amato,  improvviso davanti a me ,  specchio del cielo,  a illuminare il cuore.  (incontrata per caso sulla spiaggia,  in via di guarigione dopo un'ischemia) Grazie, mia piccola e grande Ori per la tua stupefatta bellezza . Ti voglio bene!  

Per Album

H o cominciato anzi giorno a buttar l'amo per te (lo chiamavo “il lamo”). M a nessun guizzo di coda scorgevo nei pozzi limosi, nessun vento veniva col tuo indizio dai colli monferrini. H o continuato il mio giorno sempre spiando te, larva girino frangia di rampicante francolino gazzella zebù ocàpi nuvola nera grandine prima della vendemmia, ho spigolato tra i filari inzuppati senza trovarti. H o proseguito fino a tardi senza sapere che tre cassettine – SABBIA SODA SAPONE, la piccionaia da cui partì il tuo volo: da una cucina,– si sarebbe aperto per me solo. Così sparisti nell'orizzonte incerto. N on c'è pensiero che imprigioni il fulmine ma chi ha veduto la luce non se ne priva . Mi stesi al piede del tuo ciliegio, ero già troppo ricco per contenerti viva. Eugenio Montale

Il mio amico non credente

Il mio amico non credente. È un tipo particolare. Quando dice che verrà all'ora tale nel luogo tale state certi che lo farà, anche se dovesse cascare il mondo. A differenza di alcuni miei amici credenti i quali certamente non lo fanno anche se il cielo non casca. È una specie di orso. Non fa mai male a nessuno, ma a volte gli pare di averglielo fatto, e così chiede scusa, goffamente e delicatamente, e nello stesso tempo si vergogna profondamente di tutto questo. A differenza di molti miei amici credenti, i quali considerano naturale che io debba loro perdonare tutto: «Scusi, se non perdona lei, chi dovrebbe perdonare?». Non ricordo che abbia mai sparlato di qualcuno, o calunniato qualcuno. Come se la gente costituisse per lui un tutto indeterminato a cui vuole bene, e che non gli piacerebbe separare perché non riuscirebbe a rimetterlo insieme. E questa sarebbe una disgrazia.  A differenza dei miei amici credenti, che separano molto volentieri, e non solo non sanno mettere tutto ins

Come il corniolo

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Q uando improvvisamente  sei colpito dalla gioia,  inaspettata, donata,  solo il silenzio risponde al quesito: "Dove mi porterai, che io mi alzi in volo?" E le lacrime son quelle non taglienti come il mare,  ma dolci come il corniolo,  che impregna rami e foglie di profumo  con la sua linfa, e di sapore,  e di bellezza  col suo fiore. 

10 luglio 2023

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Fiore sui tetti

Ieri non c’era. Or vive, tra due vecchi embrici. Se per poco io m’arrischiassi sovra il muretto del terrazzo, cogliere lo potrei. Non ardisco. E’ troppo bello così: troppo mi piace, erto sul gambo, dalle muffe dei tegoli sgorgante senza una fronda, ma col serto d’oro di un reuccio di fiaba. E’ un fior magato. Il suo germe, quassù, lo portò il vento. Il suo nome lo cantano le stelle. Nulla sa delle selve e dei giardini sparsi pel mondo; sta, fra tetti e cielo, felice: al mondo unico fior si crede, ed io l’amo per questo… Ada Negri

Ogni caso

Poteva accadere. Doveva accadere. È accaduto prima. Dopo. Più vicino. Più lontano. E’accaduto non a te. Ti sei salvato perché eri il primo. Ti sei salvato perché eri l’ultimo. Perché da solo. Perché la gente. Perché a sinistra. Perché a destra. Perché la pioggia. Perché un’ombra. Perché splendeva il sole. Per fortuna là c’era un bosco. Per fortuna non c’erano alberi. Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno, un telaio, una curva, un millimetro, un secondo. Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio. In seguito a, poiché, eppure, malgrado. Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba, a un passo, a un pelo da una coincidenza. Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso? La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo. Ascolta come mi batte forte il tuo cuore. Wislawa Szymborska

L'indaco del mio cuore

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Lontana se n'è andata, dapprima forzando sui remi contro le onde avverse, poi a mano a mano più veloce  sospinta da una corrente  di maestrale.  Laggiù sull'orizzonte ora è solo un punto nero,  presto scompare,  e poi oltre il muro si nasconde.  Ma so che è là, appena dietro,  e posso ogni giorno dire "è là dove tramonta il sole,  è là dove risorge il sole".  Così da ormai più di trent'anni quando guardo l'orizzonte,  non quello azzurro tra il cielo e il mare,  ma quello di ogni mia azione,  desiderio o affanno,  ritornano i suoi occhi a dirmi dove andare,  Poi, come il cullare dolce o impetuoso delle onde,  ritornan la sua voce a dirmi, ancor  oggi come allora,  "dai, prova!  e non t'arrender mai". 

Guarda che luna

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   Guarda che luna, guarda che mare, Da quella notte senza te dovrò restare Folle d'amore vorrei morire Mentre la luna di lassù mi sta a guardare. Resta soltanto tutto il rimpianto Perché ho peccato nel desiderarti tanto Ora son solo a ricordare e vorrei poterti dire Guarda che luna, guarda che mare! Ma guarda che luna, guarda che mare, In questa notte senza te vorrei morire Perché son solo a ricordare e vorrei poterti dire Ma guarda che luna, guarda che mare! Guarda che luna, guarda che mare! Che luna! (Fred Buscaglione) 

Il cuore... la vita

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E m'innamoro  ogni volta che appari,  imprevista  come la pioggia d'estate,  come la vita.  M 'innamorerò al mattino,  quando la prima luce improvvisa mi spalanca al nuovo giorno.  E al brillare di ogni stella che illumina la notte.  E ogni cosa sarà  una strada:  desiderio di Te.  Senza Te non potrei vivere ,  ma senza quei tanti " tu "  che mi hai dato  non saprei cosa vuol dire amar Ti . 

Lì dove sta lei...

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"L i , dove sta lei" (la felicità)  abita i piani alti,  e per noi è solo quell'attimo d'inerzia in cui resti sospeso  come foglia d'autunno nel vento.  È solo un attimo, poi ricadi a terra; e restano i dolori, assoluti, una parte di vita  che se ne va per sempre. E ppure tu... non ti si ferma mai,  perché?  dimmi: “ perché ?“.  D ella felicità resta l'attesa del dolore l'incombenza; ma l'attesa la sovrasta, è quel " perché " che non riesci a dire ma sta nel cuore E ad ogni alba, anzi all'alba di ogni istante ci dà vita. 

Pas de deux

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N el cielo il bacio brillante tra Venere e Luna,  partecipa il cuore all'istante,  non solo: M i par che guardando lontano io riesca a vederTi, a parlarTi mi pare che il batter del cuore il mio, sia simile al tuo.  C hissà se guardando su in alto quel bacio, e quel passo di danza,  chissà se rammenti anche tu,  all'istante, per cosa siam fatti: A mare ed essere amati.  E insieme corriamo, vogliamo, chiediamo, di esser lassù anche noi,  L assù dove brilla la luce ch'è insieme splendore del vero,  sentirci felici, voluti,  E   sprofondare in  quel bacio ...  in quel passo di danza per noi. Luna e Venere, stanotte, luminosissimi,  una bellezza infinita.